Scuola_riapertura_PdM

La buona scuola (che non si vede)

Si è conclusa la prima settimana con le scuole riaperte. Il 14 settembre 2020 gran parte degli istituti italiani hanno ripreso le attività – a esclusione di chi riapre solo a fine mese – dopo la lunga fase del lockdown e la successiva riapertura di maggio che, però, non ha interessato le scuole, chiuse da metà febbraio 2020.

Nonostante i tanti mesi di chiusura, il nuovo anno scolastico è iniziato con numerose incognite: difficoltà ad applicare regole sul distanziamento, dubbi sull’uso delle mascherine, banchi a rotelle non a norma, personale vacante e didattica alternata… Sono tutti aspetti che pesano come un macigno sulla ripresa delle lezioni. E com’era prevedibile, a sette giorni dalla riapertura circolano già notizie di scuole chiuse (in modo totale o parziale) e di studenti positivi al virus, con il conseguente ritorno alla didattica a distanza (Dad), che – ammettiamolo – non può corrispondere alla digitalizzazione della classica lezione frontale in presenza.

Alla ricerca di idee creative che funzionano

I media sono alla costante ricerca di storie che evidenziano tutti i limiti della scuola: da quelli organizzativi per la riapertura alla gestione approssimativa della formazione, le cui conseguenze ricadranno sulle future generazioni, ma pure sull’intera società. L’organizzazione della scuola e l’organizzazione del lavoro sono, infatti, strettamente connesse.

Nonostante l’interesse spasmodico per ciò che non funziona, esistono – per fortuna – anche storie virtuose di scuole che hanno ideato soluzioni creative per assicurare il corretto funzionamento degli istituti. Per esempio, il 19 settembre 2020 il quotidiano La Repubblica ne ha raccolto alcune. Non arrivano i banchi promessi dal Governo? La scuola decide di segare i tavoli solitamente usati per due bambini (succede a Roma). Oppure si acquistano i divisori in plexiglas lasciando intatti i banchi (Milano). Non ci sono gli spazi adeguati all’interno della scuola? Si fa lezione in giardino (Bologna). Gli edifici devono essere ristrutturati? Si mettono al lavoro gli insegnanti che imbiancano tutta la scuola (Genova).

Un altro futuro per la scuola è possibile. E non c’è sempre bisogno di aspettare le decisioni ‘dall’alto’. Serve un po’ di creatività. E di spirito di iniziativa, condito da tanto senso di responsabilità. Un esempio su tutti: se le aziende avessero atteso la legge sullo Smart working (2017), senza anticipare la normativa, probabilmente avremmo passato un lockdown sensibilmente meno produttivo.

Di riapertura di scuole se n’è parlato durante la puntata del 18 settembre 2020 di PdM Talk, il talk del nostro quotidiano. Si sono elencati i problemi cronici della scuola e fatto rimbalzare le colpe sui soliti noti. Di soluzioni? Poche all’orizzonte. Avremmo preferito ascoltare progetti concreti, anche fantasiosi e magari irrealizzabili. Ne è venuto fuori un quadro, purtroppo, già fin troppo noto.

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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

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