L’automazione taglia i posti di lavoro… delle donne

Il rischio di cambiare mansione è più alto per la componente femminile della forza lavoro.

I cambiamenti impressi dalla pandemia al mondo del lavoro stanno accelerando la trasformazione tecnologica delle aziende e, con essa, anche il passaggio a forme sempre più automatizzate. Uomini e donne hanno le stesse probabilità di veder cambiare il proprio ruolo professionale, ma nella corsa all’innovazione le donne sarebbero le più svantaggiate.

Statistics Canada, l’agenzia nazionale di studi statistici del Paese nordamericano, ha condotto un nuovo studio sui rischi per l’occupazione legati a una maggiore automazione del lavoro. Sebbene il rischio di veder cambiare il proprio ruolo lavorativo sia comune a tutti, quantificato nell’ordine dell’11%, c’è una buona probabilità che il livello di rischio passi da moderato ad alto per le posizioni occupate da lavoratrici. Il pericolo di cambiare mansione o di restare a casa, insomma, è più alto per la componente femminile della forza lavoro: il 44% delle donne, contro il 34% degli uomini.

Le stime sono state condotte su diverse tipologie di lavoratori e su differenti caratteristiche dell’impiego, tenendo in considerazione 25 diverse mansioni: formazione, vendita di beni e servizi, risoluzione di problemi, lavoro manuale. Il gap tra uomini e donne rispetto a un elevato rischio di trasformazione della propria occupazione, secondo l’agenzia, non può essere spiegato sulla base di differenze di genere nelle caratteristiche personali e di lavoro, quali età, educazione, settore e occupazione. Lo scarto, al contrario, potrebbe indicare che uomini e donne svolgono compiti diversi in termini che non sono presi in considerazione dalle statistiche.

In effetti, lo studio menziona i risultati di ricerche precedenti che hanno dimostrato come le donne abbiano maggiori probabilità degli uomini di dover svolgere mansioni ripetitive per lo stesso tipo di lavoro. Proprio quelle che per prime verrebbero sostituite con l’introduzione di meccanismi automatizzati. Ciò spiegherebbe perché le donne siano più esposte al rischio di modificare o perdere il lavoro in caso di innovazione dei processi aziendali.

L’agenzia di statistica canadese precisa, però, che le stime sono in gran parte fondate su criteri di fattibilità tecnologica. Anche se da un punto di vista tecnico e tecnologico è possibile affidare determinate mansioni a sistemi automatici, non è detto che ciò accada: ci sono, infatti, numerose ragioni che scoraggiano le aziende dal sostituire l’uomo con una macchina, per fattori legali, finanziari e che attengono alla domanda dei prodotti. Un alto rischio di automazione, dice StatCan, non implica necessariamente un alto rischio di perdere il posto di lavoro.

Fonte: HR Reporter

trasformazione digitale, automazione, donne, occupazione


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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