Lo stipendio viene prima della carriera

Nell’era delle incertezze, il lavoro (quando c’è) va preservato. Anche a scapito della progressione di carriera o di un’occupazione più stimolante e remunerativa. Almeno la pensano così due terzi dei canadesi: secondo una ricerca condotta da LinkedIn, i lavoratori del Paese nordamericano preferiscono ‘rifugiarsi’ nella loro attuale posizione lavorativa, dando la priorità a busta paga e benefit garantiti piuttosto che alla propria crescita professionale.

Il 68% si dice deciso a mantenere il lavoro attuale, mentre il 53% cita proprio la sicurezza di uno stipendio regolare quale principale motivazione della permanenza, e un quarto del campione di oltre 1.000 rispondenti mette al primo posto i benefit offerti dall’impresa. C’è poi una percentuale significativa (15%) che ammette di voler aspettare la fine della pandemia per affrontare nuovamente il mercato del lavoro in un momento più favorevole.

La prudenza e la sicurezza del posto fisso hanno, dunque, la meglio sul desiderio di nuove esperienze. Non per tutti, però, restare al proprio posto significa realizzarsi davvero: meno del 45% dichiara di apprezzare davvero la natura del lavoro in cui è impegnato. Com’era prevedibile, durante la pandemia è crollato il numero di dimissioni presentate dai lavoratori canadesi, ma secondo una recente ricerca circa il 30% pianifica di cercare una nuova occupazione una volta finita l’emergenza.

Gli incentivi offerti dalle aziende, durante il processo di selezione o come stimolo per elevare gli standard del lavoro, giocano un ruolo determinante nel delineare la cultura del lavoro in ufficio. Quando i datori di lavoro si impegnano affinché i dipendenti siano valorizzati e adottano azioni concrete per motivare il team di lavoro, ciò aiuta a migliorare la produttività, ridurre il turnover e costruire relazioni positive tra colleghi. Al contrario, se le aspettative delle persone non sono soddisfatte, queste cominceranno a guardare altrove.

Ecco perché, invece di utilizzare la retribuzione per attirare talenti, molte aziende si stanno focalizzando su benefit non monetizzabili. Tra i più ricercati, accordi per orari di lavoro flessibili, programmi di benessere mentale e psicologico e ferie aggiuntive.

Fonte: HR Reporter

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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