logistica

Più tecnologica e resiliente: come cambia la Logistica

Il Covid-19 ha duramente impattato non solo l’ambito sanitario, ma anche quello produttivo. Conseguenze importanti hanno riguardato la Logistica: come è ovvio, infatti, questo ramo di attività ‘attraversa’, letteralmente, tutti gli altri.

La movimentazione di merci è stata più e più volte nell’occhio del ciclone: accusate, dapprima, di trasportare il virus da un Paese all’altro, ci si è poi resi conto di quanto il mondo globalizzato in cui viviamo necessiti di tali servizi più che di ogni altro. Successivamente, si è aperto il dibattito su quali fossero le reali e stringenti necessità dei trasporti e di cosa, invece, potesse attendere la fine del lockdown per essere spostato da un Paese all’altro.

Il Japan Institute of logistic system (Jils) ha condotto una ricerca tra i suoi soci. All’indagine hanno risposto quasi 1.000 addetti appartenenti a circa 200 aziende: 17 le domande proposte, riguardanti il tema della sicurezza sul lavoro, la salute dei dipendenti, il rapporto coi clienti durante l’emergenza. Maema, azienda italiana costituita da un gruppo di professionisti giapponesi e italiani interessati profondamente al Giappone e accomunati dal desiderio di creare un collegamento fra il Giappone e l’Italia mediante vari tipi di iniziative (tra cui eventi culturali e attività di business), ha elaborato in particolare le risposte giunte alla sedicesima domanda, che ha fatto emergere elementi interessanti.

Il quesito, che prevedeva risposte libere, recitava così: “In che modo pensate che le vostre attività cambieranno rispetto a quanto facevate prima della diffusione del contagio del Covid-19?”. In tanti hanno detto che l’uso del telelavoro (inteso come lavoro da casa) e l’utilizzo del lavoro sfalsato su orari diversi saranno notevolmente accelerati. Altrettanti hanno ritenuto necessarie sempre più contromisure e risposte relative a un Business continuity plan. Il pensiero dei rispondenti è che l’emergenza abbia portato a una rapida realizzazione di una “riforma del modo di lavorare” a livello nazionale.

“Pensiamo che nel passato ci sia stata una tendenza, nelle pratiche commerciali del Giappone, a dare la precedenza alle ‘trattative commerciali faccia a faccia’, ma – lasciando quanto è necessario ed eliminando ciò che non è necessario, nonché promuovendo l’automazione – sarà possibile in senso positivo un progresso dell’IT”, ha commentato Rosario Manisera, CEO di Maema.

Autarchia e commercio elettronico

I partecipanti hanno poi previsto un incremento ulteriore dell’utilizzo del commercio elettronico: questo avrà, ovviamente, un forte impatto sulla Logistica, perché sempre di più non sarà il cliente ad andare verso la merce, ma viceversa. Secondo gli intervistati il post-emergenza condurrà il Giappone a un ripensamento di tipo economico e geopolitico del rapporto di ‘dipendenza’ dalla Cina, aumentando allo stesso tempo la ‘corsa’ agli approvvigionamenti, soprattutto di componenti e materie prime.

Quanto alle riunioni faccia a faccia, secondo i partecipanti alla survey esse potranno essere sostituite usualmente da meeting on line, anche se in ambito logistico è chiaro che gran parte del lavoro non è tramutabile in modalità ‘a distanza’. Un altro aspetto interessante delle risposte riguarda l’idea diffusa di un ritorno alla produzione interna da parte dei Paesi, con un conseguente calo dell’import-export. Perché questo avvenga, serviranno magazzini più capienti e quindi lo spazio fisico diventerà un ‘bene’ ancora più importante.

Secondo i partecipanti all’indagine, le aziende, per non perdere clienti, dovranno essere più pronte e preparate ad affrontare le emergenze: questo cambierà il concetto del lavoro, penalizzando le Piccole e medie imprese, che faranno fatica a sostenere i costi per adeguarsi a questo nuovo scenario in cui l’incertezza e l’imprevisto saranno la regola e non l’eccezione. Conoscendo il culto e la cultura del lavoro dei giapponesi, ma anche la modernità e la capacità di reazione al cambiamento delle loro imprese, si tratta di risposte molto significative, che ci danno un indirizzo realistico su come sarà il mondo dell’industria (e della logistica in particolare) nell’immediato futuro.

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Chiara Pazzaglia

Bolognese, giornalista dal 2012, Chiara Pazzaglia ha sempre fatto della scrittura un mestiere. Laureata in Filosofia con il massimo dei voti all’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, Baccelliera presso l’Università San Tommaso D’Aquino di Roma, ha all’attivo numerosi master e corsi di specializzazione, tra cui quello in Fundraising conseguito a Forlì e quello in Leadership femminile al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Corrispondente per Bologna del quotidiano Avvenire, ricopre il ruolo di addetta stampa presso le Acli provinciali di Bologna, ente di Terzo Settore in cui riveste anche incarichi associativi. Ha pubblicato due libri per la casa editrice Franco Angeli, sul tema delle migrazioni e della sociologia del lavoro. Collabora con diverse testate nazionali, per cui si occupa specialmente di economia, di welfare, di lavoro e di politica.

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