Riorganizzarsi con lo Smart working come paradigma

Il periodo di isolamento forzato ha obbligato tutte le aziende, senza esclusioni e senza discussioni, ad adottare modelli di lavoro a distanza che molti – in modo esplicito o implicito – osteggiavano per il timore del crollo della produttività da casa (timore, peraltro, apparentemente fugato da indagini che sembrano dimostrare il contrario).

Guardando più in là del momento attuale, le imprese dovranno interrogarsi sul significato strutturale di “lavoro diffuso”. Smart working, infatti, non vuol dire “fare le stesse cose fuori dall’ufficio”, ma interpretare in modo differente il lavoro: da obbligo di mezzi (recarsi al lavoro, usare certi strumenti e seguire certe prassi) a impegno sul risultato.

In questa prospettiva – e per il futuro – il lavoro smart che permette di cogliere tutte le opportunità sopra descritte (rivedere le filiere, ri-organizzare il modo di lavorare interno all’azienda, introdurre la digitalizzazione nel business, definire e co-costruire nuovi prodotti-servizi con i clienti e gli eco-sistemi) non si lega alla relazione datore di lavoro-dipendente, ma richiede un’ampia riflessione su tre elementi chiave.

Meno complessità e più responsabilità

Innanzitutto la responsabilità dell’organizzazione e dell’individuo verso lo scopo, che passa attraverso l’impegno dell’azienda a rinunciare a complessità e sovrastrutture inutili e l’impegno di ciascun individuo a lavorare per lo scopo aziendale e non semplicemente a eseguire attività.

In secondo luogo l’apertura dell’organizzazione e dei singoli verso ‘gli altri’, siano essi i fornitori di una Supply chain da flessibilizzare, i clienti da coinvolgere nella co-costruzione dei prodotti-servizi o nel self delivery del prodotto-servizio, i concorrenti con cui condividere pezzi di filiera per essere più pronti al potenziamento della produzione in caso di nuovo stress.

Infine, la chiamata di ciascuno alla costruzione del nuovo scopo dell’organizzazione post crisi (“I need you”). È quest’ultimo il punto su cui la crisi stacca il passato dal futuro: nel nuovo contesto di relazioni fisiche più rarefatte, occorre uno scopo sociale forte, comunicato e condiviso che permetta unità di intenti anche a distanza ed evidenza del fatto che tutti contribuiscono allo stesso risultato.

Reinventare comunicazione e feedback

Sarà necessario guardare ai modelli pre crisi dalle aziende multi-sede e multi-sito che già vivevano situazioni a distanza: le leve fondamentali per dare senso unitario al lavoro di ciascuno e contenuti all’unitarietà sono una forte comunicazione interna e un esercizio del feedback nuovi e da reinventare, che poco assomigliano a quelli passato.

Allo stesso tempo, le relazioni fisiche (quelle che saranno consentite), come gli incontri one-to-one, i meeting o gli eventi aziendali, non potranno più permettersi il lusso di non essere efficaci, vista la loro scarsità e considerato che la specie umana si costituisce nelle relazioni.

Questa nuova esigenza di ‘intensità’ nei rapporti di business non colpirà solo le relazioni interne all’azienda, ma anche quelle con l’eco-sistema di business e permetterà di riconoscere più facilmente chi ha contenuti veri e di valore (non solo commerciali).

Come corollario di quanto detto, sarà essenziale lavorare a fondo sulle capacità relazionali dei propri collaboratori, posizionando quelli più comunicativi nei ruoli chiave nel mondo degli scambi fisici meno frequenti.

* Paolo Quaini è Direttore Servizi Energetici-Ambientali di Edison

Smart working, feedback, responsabilità imprese, comunicazione

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