Se Google è vulnerabile, chissà le PMI

Persino Big G si è fermato. Lunedì 14 dicembre 2020 i servizi di Google sono andati in down in diverse parti del mondo, causando decine di migliaia di segnalazioni. Soprattutto dall’Europa, per via del fuso orario, ma anche da Stati Uniti, Australia, Sudafrica e India. Un’interruzione di servizio che è durata una quarantina di minuti e ha coinvolto diversi servizi del colosso di Mountain View: la posta di Gmail, YouTube, Google Drive, Google Maps. I malfunzionamenti si sono estesi a tutte le piattaforme, compresa Google Play, e questa volta non è servito chiedere al motore di ricerca più famoso del mondo cosa stava accadendo.

That’s an error è stata a lungo l’unica risposta. Scatenando non solo il panico, ma anche l’ironia degli utenti. Ecco che sono spuntate le prime (false) schermate che attribuivano il malfunzionamento a un attacco hacker: a essere colpito è stato, infatti, anche Google Meet, in questi mesi molto utilizzato dagli studenti per la didattica a distanza. “Il vostro amico hacker ha pensato di anticipare le vacanze”, si legge in alcuni degli screenshot postati sui social network. Un gioco da ragazzi per chi si intende di programmazione HTML.

Nel pomeriggio Google ha comunicato di aver riscontrato un’interruzione del sistema di autenticazione, durata circa 45 minuti, dovuta a “un problema interno con la quota storage”. Come avevano già intuito alcuni utenti riusciti a utilizzare YouTube in modalità “in incognito”, il problema era legato agli account e appunti a tutti i servizi che necessitano di un log in dell’utente per funzionare. Limiti di capienza e problemi di autenticazione, dunque, ma nessun attacco hacker.

Dalle agenzie federali Usa alle aziende, crescono gli attacchi

La defaillance di Google ha, però, sorpreso tutti. Com’è potuto accadere che sia andato in sofferenza il più importante motore di ricerca, nonché il sito più visitato al mondo? Con 78.55 trilioni di visitatori al mese, più del doppio rispetto a qualunque altro sito, Google è l’indirizzo web più popolare di sempre, seguito dalla piattaforma video YouTube, sempre di proprietà di Mountain View, che si aggiudica il secondo posto con 29.27 trilioni di visitatori mensili. Google non offre soltanto il servizio di ricerca, ma anche notizie, libri, email, mappe, traduzioni. Un intero mondo di informazioni che ieri è rimasto bloccato per 45 minuti.

Qualcuno ha suggerito un collegamento tra il down di Google e gli attacchi all’amministrazione Usa. Il New York Times riferiva di diverse agenzie federali prese di mira da pirati informatici legati a un governo straniero, probabilmente russo. I sistemi di posta elettronica dei dipartimenti del Tesoro e del Commercio sarebbero stati violati ottenendo libero accesso alle email. L’offensiva informatica più grave degli ultimi cinque anni, con uno degli attacchi più sofisticati di sempre. Il fermo dei servizi di Big G sarebbe stato collegato all’implementazione di misure di protezione per mettersi al riparo da questo tipo di attacchi.

Il 2020, in effetti, è stato un anno record per le violazioni informatiche. In Italia, secondo il report dell’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia, nel secondo trimestre i crimini informatici sono aumentati di oltre il 250% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, con picchi di attacchi, incidenti e violazioni della privacy a danno di aziende, privati e pubblica amministrazione nel mese di giugno. Nel 60% dei casi si è trattato di furto di dati, il 17% degli attacchi è avvenuto tramite malware, software o programmi informatici malevoli, che hanno sfruttato l’emergenza Coronavirus per attirare l’attenzione degli utenti. Proprio al tema della cybersecurity è dedicato un ampio speciale sul numero di dicembre della rivista Sistemi&Impresa. Dopo la prima puntata, pubblicata sul numero di ottobre-novembre, torniamo a parlare di minacce ai dati aziendali e strategie per irrobustire i sistemi di sicurezza. Il Google down insegna: nessuno servizio può dirsi al sicuro.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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