Digitalizzazione e sostenibilità, la tecnologia riduce gli sprechi

Le aziende pioniere nell’adozione del digitale e nella messa in campo di azioni di sostenibilità hanno probabilità 2,5 volte maggiori rispetto alle altre di recuperare più rapidamente e uscire rafforzate dalla crisi determinata dalla pandemia. A certificarlo è un report realizzato da Accenture e presentato al Forum economico mondiale 2021 di Davos.

A livello europeo oggi è il 45% delle aziende a investire sia nella trasformazione digitale sia nella sostenibilità. E in Italia? Sistemi&Impresa lo ha chiesto a imprenditori e manager di diversi settori – dal Manufacturing ai Servizi, dal Finance al Farmaceutico – per scoprire se il digitale si stia rivelando davvero un abilitatore per l’avvio di progetti sostenibili.

Fondamentale è la presa di coscienza iniziale circa l’impatto delle attività di impresa sull’ambiente. La maggior parte degli intervistati considera la propria impresa mediamente energivora, ammettendo dunque che il consumo di energia sia ancora significativo in ottica produttiva. In una scala da 1 a 5, più del 30% delle aziende sceglie il livello 3. Il tema dell’impatto ambientale sta, però, acquistando consensi all’interno di board e stabilimenti, con l’80% dei rispondenti che lo considera abbastanza o molto importante in azienda.

“La tutela dell’ambiente e la Responsabilità sociale di impresa sono temi sempre più rilevanti per noi. Operando nei servizi prestiamo grande attenzione a ridurre consumi e spreco di risorse”, assicura Francesco Ciuccarelli, CIO e CTO del Gruppo Alpitour. La società che opera nel campo delle vacanze organizzate ha avviato già da tempo un percorso di progressiva sensibilizzazione alle tematiche ambientali: dall’utilizzo di aeromobili a emissioni ridotte alle iniziative di tour operating per la salvaguardia ambientale, fino alla certificazione di tutte le strutture alberghiere italiane per la riduzione dei consumi. In parallelo, è cresciuta l’attenzione per gli aspetti tecnologici, con un focus specifico su dati e Intelligenza Artificiale (AI).

“Due sono i temi prevalenti in termini di innovazione per il Gruppo: da una parte la raccolta e l’elaborazione delle informazioni, per rendere i servizi personalizzati e più vicini alle esigenze dei consumatori, dall’altro l’AI applicata ai dati, per produrre previsioni e ottimizzazioni, e all’automazione dei processi”, spiega Ciuccarelli. Nel 2019 Alpitour ha avviato il programma Innova, per accompagnare l’azienda in una trasformazione tecnologica che punta a rivedere processi e modello di business. L’obiettivo è allinearsi agli attori digitali, dalle online travel agency ai siti specializzati, e valorizzare gli asset propri dell’azienda attraverso le nuove tecnologie. “Stiamo cambiando il nostro modo di lavorare, adottando modalità più agili di relazione tra il business e il mondo IT”.

Car sharing e green mobility in un’azienda su due

Quando si tratta di mettere in pratica la sostenibilità, le azioni più diffuse hanno a che fare con i comportamenti dei dipendenti o con l’adozione di pratiche produttive ispirate all’economia circolare. E che spesso valgono all’azienda l’ottenimento di titoli e certificazioni. La metà del campione ha messo in atto progetti volti ad agevolare il car sharing e la green mobility, anche attraverso il trasporto pubblico, per il personale. Quasi quattro aziende su 10 (38%) hanno adottato strumenti di trattamento degli scarti di produzione e possono vantare il possesso della certificazione ISO 14000. Più bassi i numeri di quanti hanno implementato sistemi di Life cycle assessment su prodotti e processi (23%), utilizzano energia esclusivamente da fonti rinnovabili e da autoproduzione (15%) o hanno ottenuto certificati bianchi e titoli di efficienza energetica (15%).

“Al di là della creazione di valore, mantenere un basso impatto ambientale e contenere il consumo di risorse sono tra gli obiettivi principali del gruppo”, racconta Paolo Foglio, System Integrator di CNH Industrial. Il gruppo industriale, che conta 72 stabilimenti e 39 centri di ricerca in 180 Paesi diversi, è stato tra i primi a quotarsi al Dow Jones Sustainability index, indice che valuta e compensa le aziende più performanti sulla base di criteri economici, ambientali e sociali. “La sostenibilità si porta dietro il tema della qualità del lavoro e del posto di lavoro, due argomenti che non sono mai stati fuori dal perimetro di obiettivi di una buona azienda e che noi da tempo abbiamo messo in primo piano”.

Per mantenere la quotazione del Sustainability index, l’azienda è tenuta a rispettare determinati criteri. CNH Industrial, inoltre, ha messo in campo una roadmap verso l’obiettivo Industria 4.0 in cui uno dei pilastri fondamentali è rappresentato proprio dalla gestione energetica in chiave di business. “Il primo passo prevede la digitalizzazione di tutti gli stabilimenti e la creazione di un’unica piattaforma IoT centrale, attraverso la quale analizzare i dati raccolti dal campo e governare anche gli aspetti energetici”, spiega Foglio. “In prospettiva verso il 2030, l’obiettivo è dotarsi di strumentazioni per avere una fabbrica near-zero loss: tecnologie come Blockchain, Smart contract e Distributed ledger possono dare una mano a eliminare gli sprechi”.

Per gestire i diversi progetti più del 60% delle aziende si affida a fornitori o società di consulenza e solo una minoranza ricorre all’aiuto di università e centri di ricerca (8%). L’iniziativa, in ogni caso, è propria dell’impresa stessa e risponde a logiche interne: la quasi totalità (92%) delle imprese intervistate, infatti, rivela di non aver ricevuto alcun incentivo pubblico per i progetti adottati o le certificazioni ottenute.

Intelligenza Artificiale e Machine learning le tecnologie più diffuse

Spesso sono invece le tecnologie a dare il giusto impulso a pratiche più sostenibili. Andando a vedere le scelte fatte in materia di strumentazioni digitali, la metà del campione si affida all’AI, il 56% ha adottato soluzioni di Machine learning, quasi sette aziende su 10 fanno uso di sensoristica e un buon 39% ha visto l’ingresso in fabbrica di robot autonomi. Nei piani delle imprese, si valuta per il futuro soprattutto il ricorso a realtà virtuale (39%) e aumentata (31%), mentre destano ancora poco interesse stampa 3D e Digital twin.

“Negli ultimi 10 anni ci siamo attrezzati cercando di anticipare i tempi: avere un numero maggiore di dati ci consente anche di dare un servizio migliore al cliente”, dice Massimo Carolei, Responsabile Information Technology di Ultragas. L’azienda manifatturiera, che si occupa di gas e petroli liquefatti, ha acquisito la certificazione ISO 9000, entrando nella filiera della qualità con gli uffici di direzione centrale e tre dei 14 stabilimenti, e punta a estenderla nel corso del biennio 2021-2022 a tutti gli impianti di produzione.

In Ultragas l’energia è utilizzata principalmente per la produzione, nel processo di imbottigliamento delle bombole, oggi interamente automatizzato. “Abbiamo appena terminato un progetto di Industria 4.0 nel deposito di Napoli e interverremo a settembre 2021 anche su quello di Catania. Il nuovo sistema permette di imbottigliare fino a 700 bombole all’ora con soli due operai: in questo modo abbiamo più che raddoppiato i livelli di produttività e limitato gli sprechi”. In futuro la tecnologia arriverà in soccorso anche dei consumatori, grazie allo Smart metering, con contatori intelligenti per misurare i livelli del serbatoio, garantire un servizio migliore all’utenza e ottimizzare la logistica interna. “Avere una buona pianificazione delle consegne e agire in unica uscita significa anche inquinare meno. Il Gpl poi è di per sé un prodotto che non inquina e che dà una grande mano all’ambiente”.

In cima alle priorità, infatti, resta l’obiettivo di aumentare le capacità di analisi e simulazione, seguito dalla possibilità di automatizzare i processi produttivi e di accrescere il valore percepito del prodotto. Minore considerazione si riserva all’attivazione di nuovi modelli di business e solo in ultima istanza si pensa alla riduzione dei costi quando ci si approccia all’impiego di nuove tecnologie. Rispetto alle soluzioni già adottate, il livello di soddisfazione si mantiene elevato. A frenare l’introduzione di ulteriori innovazioni è in più della metà dei casi la mancanza di competenze interne all’azienda (54%), un elemento che incide in misura maggiore rispetto al costo della tecnologia (19%).

“Ritengo che sia meritevole di particolare attenzione il fatto che oltre la metà delle aziende intervistate ha dichiarato di non aver adottato le tecnologie digitali oggetto di analisi per mancanza di competenze interne all’azienda”, fa notare Luciano Fratocchi, Professore Ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale all’Università degli studi dell’Aquila, con cui Sistemi&Impresa ha formulato il questionario sottoposto alle imprese.

“Il risultato mostra chiaramente la necessità di attivare un più intenso e costruttivo rapporto tra le imprese e il mondo della formazione – a tutti i livelli, da quella tecnico-professionale a quella universitaria – per identificare modalità di collaborazione che consentano di superare questa barriera, che rischia di compromettere la competitività delle imprese italiane nel futuro immediato e anteriore”.

L’articolo è pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio di Sistemi&Impresa.
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digitalizzazione, Intelligenza artificiale, sostenibilità, economia circolare, green mobility


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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