YML TWO

I giovani leader della Manifattura puntano su innovazione e sostenibilità

La classe dirigente del futuro, quella che è destinata a cambiare le sorti dell’economia e dell’ambiente, sta già agendo. Almeno nel Manifatturiero. Sono già all’opera gli imprenditori e le imprenditrici che vedono nell’innovazione e nel digitale l’evoluzione del mondo della manifattura, intendendo il lavoro in maniera più sostenibile e inclusiva rispetto alle generazioni precedenti, tanto a livello ambientale quanto sociale. Il futuro va infatti in questa direzione, come dimostra anche la recente conferenza Cop 26 di Glasgow, promossa dalle Nazioni unite, durante la quale i leader mondiali hanno discusso i cambiamenti climatici impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra, soprattutto a livello industriale.

Ma se partire dai vertici imponendo norme è necessario, è altrettanto importante cambiare la cultura e la mentalità dei singoli e della società intera. Importantissimi, quindi, sono i network: fare rete significa condividere spunti, riflessioni, obiettivi e modalità, accelerando così l’innovazione e raggiungendo prima gli obiettivi, come per esempio quelli impostati dall’Accordo di Parigi, su cui l’Europa sembra essere ancora indietro proprio a causa della mancanza di cooperazione e comunicazione. Come emerge dal Climate action tracker (Cat), pur avendo intrapreso passi importanti e pur avendo impostato target virtuosi, il Vecchio Continente è in ritardo rispetto agli obiettivi sul 2030 (la riduzione delle emissioni del 55%) a causa delle policy altalenanti dei singoli Paesi membri, che per ora rendono gli sforzi “insufficienti”, come classificati dal Cat.

Le speranze sono riposte proprio nelle nuove generazioni e nelle tecnologie innovative. E a confermarlo è stato anche il divulgatore scientifico Sir David Attenborough durante Cop 26: “Gli esseri umani sono i migliori problem solver della storia. Per tagliare le emissioni nel prossimo decennio è necessaria una nuova rivoluzione industriale dettata dalle innovazioni tecnologiche”. In questo senso, interessante è il lavoro del Young Manufacturing Leaders (YML), rete che conta oggi sette hub europei e che raccoglie giovani interessati a una carriera nella Manifattura e che vedono un futuro possibile solo nella sostenibilità ambientale e sociale.

Affiancare le soft skill a quelle hard

Il network è composto per lo più da studenti (64%), ma anche da professionisti e dottorandi: durante gli incontri si concentrano sui temi di sostenibilità, innovazione, digitalizzazione, impresa, uguaglianza, diversità e inclusione, intrecciando gli ambiti per tracciare una strada completa per il manifatturiero di domani, non improntato solo sul prodotto, ma anche sulle competenze trasversali e sul lato umano delle aziende. Una occasione di incontro è stata l’edizione 2021 del World manufacturing forum tenutosi come da tradizione a Cernobbio a fine ottobre.

“Come possono i giovani imprenditori avere successo puntando sulle proprie caratteristiche innate, come la tendenza al cambiamento, la curiosità e le competenze digitali? Come possono trasformare questi punti di forza e impattare la resilienza del Manifatturiero grazie a una nuova cultura organizzativa?”: a chiederlo è stata Giorgia Munari, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese intervenuta al 2021 YML Main Event a Cernobbio, che proprio su questi aspetti ritiene si debba fondare il ruolo di un network pensato per crescere la futura classe manifatturiera dirigente.

Durante l’evento, la stessa Munari ha portato la sua esperienza di giovane imprenditrice, sottolineando l’importanza di fondare le proprie azioni su sostenibilità e digitalizzazione del Manifatturiero. A suo giudizio, a livello aziendale a essere impattante più di tutto è l’inter-disciplinarietà dei talenti, che devono sapere usare le hard skill in combinazione con quelle soft, adottando una visione strategica con un occhio a innovazione e sostenibilità e concepire tecnologia e sostenibilità come due concetti collegati e non distanti.

A livello di ecosistema più ampio, invece, per Munari la Manifattura dovrebbe puntare sempre di più alla contaminazione tra le startup e le aziende più mature, costruendo un ponte che trasformi in forza le debolezze reciproche. Per farlo, è necessario però rafforzare la comunicazione e le reti, rendendo più solide le compagnie più giovani e facilitando il dialogo con i Governi e le istituzioni, riducendo l’eccessivo interventismo da parte di queste ultime e favorendo una collaborazione (più fluida e armonica) tra pubblico e privato.

La sostenibilità passa (anche) dall’inclusione

Per Carlotta Dainese, Digital Strategy e Innovation Lab Director di Prysmian Group (azienda di produzione di cavi per il settore dell’energia e delle telecomunicazioni) il cambiamento nella Manifattura può arrivare solo se ci sarà una rivoluzione sostenibile anche a livello sociale e non solo tecnologico e ambientale, intendendo le tre cose come un’unica entità con più sfaccettature. E per farlo, ha spiegato da Cernobbio durante l’intervento al 2021 YML Main Event, bisogna partire dall’inclusione, poiché le donne nel settore manifatturiero sono ancora troppo poche.

Secondo la recente analisi dal titolo An intervention strategy to re-engage women engineers in the workforce del Society of women engineer, pur con un 57% di laureate donne, le ingegnere sono solo il 22% (l’88% sono ingegneri) e quelle assunte non raggiungono il 15% del totale. Non solo: secondo il Bloomberg Report del 2021 sulle politiche aziendali inclusive, il mondo industriale è tra i peggiori per quanto riguarda benefit, programmi e policy che implementino l’uguaglianza. Forse perché spesso si pensa a queste strategie come a un costo e a un impegno inutile.

“C’è però da pensare all’uguaglianza e all’inclusione come a un nuovo strumento tecnologico”, ha suggerito Dainese, intendendo la diversità in azienda come una garanzia e non come un mero esercizio di politicamente corretto. Diversità significa infatti punti di vista diversi, nuove modalità di lavoro e nuovi approcci, creando nuove opportunità che porteranno benefici alle singole persone, alle aziende e alle società intere.

manifattura, innovazione, sostenibilità, Cop 26, David Attenborough


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Sara Polotti

Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.

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