Il lavoro nella ripartenza ha bisogno di persone (preparate)

Disoccupazione che sale e aumento dei posti vacanti, aziende che prevedono di assumere e mancanza di competenze: un paradosso che cresce da 15 anni e che è stato accentuato anche dall’emergenza Covid. La pandemia ha infatti messo in luce un mismatch ormai consolidato, pur contenendolo. Com’è possibile?

Secondo l’azienda di ricerca, selezione e formazione e di risorse umane Randstad, il blocco dei licenziamenti (che, dopo i primi discorsi del nuovo premier Mario Draghi in Parlamento, parrebbe continuare) e l’aumento degli inattivi ha tenuto sotto controllo la situazione, che tuttavia potrebbe peggiorare nei prossimi mesi. Le ricerche pubblicate dal sito di recruiting InfoJobs rivelano, invece, uno spiraglio di speranza per quanto riguarda le assunzioni, mentre una survey di Ali Spa (società di consulenza e servizi per le HR) mostra come tra i lavoratori sia aumentata la volontà di una nuova occupazione nel corso del 2020.

Il mercato del lavoro italiano ha quindi rallentato nell’anno del Covid, ma non si è fermato. Il 25,8% delle aziende ha assunto più professionisti del previsto, il 36% ha impiegato nuovo personale pur riducendolo rispetto ai piani originari, il 25,7% non ha assunto nessuno e solo il 12,5% ha dovuto ridurre l’organico: questi i dati diffusi da InfoJobs — azienda digitale per la ricerca di lavoro online — per intuire i trend del mercato del lavoro 2021, che stravolgono in qualche modo le previsioni fatte nel corso dell’anno della pandemia.

Se, infatti, lockdown e chiusure facevano pensare a una riduzione drastica dell’organico delle aziende italiane, la maggior parte degli intervistati dichiara, per il 2021, di essere pronto ad ampliare le proprie risorse umane, con il 25,7% degli intervistati che si dice convinto di aumentare in maniera consistente le assunzioni. Solo il 9,7% delle imprese non prevede nuove ricerche, mentre il 5,6 sta valutando di ridurre l’organico.

Cambiare lavoro: il 90% dei lavoratori ci prova

Ma cosa cambia quando si prende in considerazione il punto di vista dei lavoratori? Una ricerca di fine 2020 condotta da Ali Spa per capire il sentiment dei lavoratori in pandemia ha evidenziato come il 91% degli occupati abbia cercato attivamente una posizione professionale migliore, sfruttando soprattutto i marketplace online del mondo del lavoro (su tutti Indeed ed InfoJobs, con Linkedin che rimane il social network principale per la ricerca).

Su un totale di più di 3mila risposte dei lavoratori iscritti al database di Ali Spa, si è scoperto che solo il 10% degli intervistati non si è candidato a nuove offerte di lavoro. Di loro, il 38,3% aveva cambiato lavoro da poco, mentre il 23,9% si è dichiarato contento dell’attuale posizione. Per quanto riguarda il 91% di persone che hanno cercato nuove opportunità, ad avere finalizzato con un’assunzione è il 32%, con il 13% che ha ottenuto un lavoro a tempo indeterminato.

La survey ha inoltre evidenziato le aspettative dei lavoratori sul 2021, che è possibile affiancare ai fiduciosi dati di InfoJobs riguardo alle nuove assunzioni da parte delle aziende: il 53,3% degli intervistati, infatti, nutre speranza nei confronti del nuovo anno, con il 70% convinto che il 2021 sia un anno di cambiamento lavorativo.

“Ci aspettiamo un inizio d’anno atipico dal punto di vista del lavoro, dovuto all’incertezza ancora persistente degli effetti della pandemia e degli sviluppi legislativi”, ha dichiarato Filippo Saini, Head of Jobs di InfoJobs. “In questo scenario mutevole, rileviamo dalle aziende un solido atteggiamento di determinazione e propensione alla continuità del business, che premierà ancora e sempre più la tecnologia, quale partner irrinunciabile del lavoro, e la formazione, sulla quale molti sono disposti a investire in modo incrementale”.

Tecnologia che continuerà quindi a prendersi spazi sia nelle aziende sia nel mercato del lavoro. La ricerca di InfoJobs ha messo in luce anche come la digitalizzazione, indispensabile durante il 2021, sarà essenziale tanto per lo Smart working quanto per l’ottimizzazione di tutte le aree aziendali, partendo dall’HR.

Allarme per la scarsa preparazione tecnico-scentifica

La rosea ripresa, tuttavia, va incontro a un ostacolo: il nuovo rapporto del centro di ricerca sul lavoro del futuro Randstad Research dal titolo Posti vacanti e disoccupazione tra passato e futuro parla di una sotto-qualificazione tecnico-scientifica preoccupante. All’alta disoccupazione (passata dal 6 al 10% tra il 2004 e il 2019) si affianca dunque una difficoltà a coprire gli effettivi posti di lavoro vacanti con un divario tra domanda e offerta sempre più ampio e complesso: nel 2020 in Italia la Curva di Beveridge, il rapporto tra posti vacanti e disoccupazione, ha toccato il punto minimo dell’efficienza del mercato del lavoro. La causa? La scarsa preparazione tecnico-scientifica degli aspiranti lavoratori, come ha dichiarato il 57,8% dei datori di lavoro nell’indagine del Randstad Research nell’autunno del 2020 su un campione di circa 1.000 aziende italiane.

Per quanta riguarda i settori più colpiti, negli ultimi anni sono cresciuti i posti vacanti nei servizi di informazione e comunicazione e nell’istruzione, con un calo per il commercio al dettaglio, la riparazione di veicoli e le attività finanziarie e assicurative. Secondo Randstad, i cinque professionisti più difficili da trovare sono gli specialisti di saldatura elettrica e a norme Asme, gli analisti e i progettisti di software, i saldatori e i tagliatori a fiamma, i tecnici programmatori e i tecnici meccanici, i camerieri, i cuochi, i conduttori di mezzi pesanti e camion, i commessi e i tecnici della vendita e della distribuzione.

Formazione e istruzione sono quindi fondamentali per il benessere del mercato del lavoro, tanto alla sorgente (l’istruzione di base, da potenziare per aumentare il tasso di occupazione dei giovani e delle donne) quanto nelle stesse aziende, consapevoli di dover puntare sullo sviluppo delle proprie risorse

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Sara Polotti

Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.

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