Nuove guide per affrontare scenari inediti

A un anno dall’arrivo della pandemia in Italia, il contesto economico in cui vivono le imprese è completamente cambiato. Per non parlare delle esigenze di comunicazione e di apprendimento, in bilico tra libertà e restrizioni. Ha l’obiettivo di indagare le nuove sfide la ricerca Lo scenario delle organizzazioni e le nuove esigenze di apprendimento e comunicazione promossa da Performance Strategies.

Lo studio ha preso a campione 200 aziende di diverse dimensioni – sono stati coinvolti i settori Industria e Manifatturiero, Servizi finanziari, Grande distribuzione, Servizi – che operano in tutto il territorio nazionale e ha elaborato un questionario mirato a cogliere gli aspetti salienti dell’attività di chi guida i processi di riconversione e gestisce le Risorse Umane. Il documento ha poi approfondito fino a che punto la pandemia abbia mutato le ‘regole del gioco’ e in che modo le aziende siano predisposte a disegnare nuovi modelli di business in relazione ai mutati scenari competitivi del mercato.

“È importante, in un momento in cui tanto si parla di ripresa, capire cosa sia veramente necessario alle aziende”, ha dichiarato Marcello Mancini, Founder & CEO di Performance Strategies, azienda di alta formazione aziendale che ha sintetizzato i principali elementi che saranno utili alle imprese per ripartire una volta superata la fase più acuta della crisi. Il Comitato Scientifico dello studio è composto da Francesco Galli, Professore di Leadership e Creative Thinking e Responsabile per l’internazionalizzazione dell’Università IULM; Giorgio Nardone, Psicologo e psicoterapeuta e l’esponente italiano di maggior spicco tra i ricercatori della Scuola di Palo Alto; Andrea Fontana, sociologo, docente ed esperto di Corporate Storytelling; Franco Amicucci, sociologo, formatore con oltre 30 anni di esperienza nella formazione manageriale e precursore dell’elearning in Italia; Giorgio Ziemacki, consulente che si occupa di Organizzazione e Controllo di Gestione in aziende italiane e multinazionali.

Dare nuovo significato a vita e lavoro

Quasi tutte le aziende coinvolte nella ricerca (97,5%) hanno evidenziato la necessità di cambiare radicalmente modus operandi, visioni e strategie per affrontare le nuove regole del mercato. Le aree più soggette al cambiamento, in relazione all’acquisizione di nuove modalità operative, risultano Marketing e Comunicazione (30%), Commerciale e Customer care (19%), HR e Training (18%), IT e Security (13%), Logistica e Acquisti (11%), Ricerca e Sviluppo (9%), Amministrazione e Finanza (5%), Affari istituzionali e legali (5%). Ma quale sarà, in questo contesto, il ruolo dei leader?

I manager dovrebbero essere presenti e vicini a dipendenti e clienti, come evidenziano le parole degli stessi intervistati, quando sostengono che garantire standard di serenità e fiducia, anche nei momenti più critici, è ciò che mantiene alto il livello della performance. Le aziende interessate dall’indagine prefigurano un/una leader in grado di creare visione (25%), profondere coraggio (19%), dare fiducia (18%), esprimere umanità (12%). “Si tratta, in pratica, di dare un nuovo significato alla vita e al lavoro, coltivando abilità essenziali come gestire gruppi a visione limitata, sempre più diffusi in questo tempo di grandi turbolenze”, ha commentato Ziemacki.

Occorre sviluppare un’economia della cura

Grande evidenza è stata riservata dallo studio agli stili di leadership e all’apprendimento affinché si trasformino in leve per leggere qualsiasi tipo di informazione e contestualizzare il tutto mettendolo in discussione, consapevoli che non esiste alcun paradigma permanente. “La formazione è sempre stata la chiave della crescita, in qualunque business e lo sarà ancor di più in uno scenario le cui regole sono totalmente cambiate”, ha confermato Mancini.

La ricerca ha evidenziato infatti il ruolo sempre più centrale che ha la formazione nel processo di reskilling di massa, come ha spiegato Amicucci: “Le competenze digitali sono le più importanti da acquisire nei prossimi anni, ma non solo. I programmi formativi dovranno sempre più essere orientati a potenziare e migliorare le qualità della relazione con collaboratori e clienti, mettendo al centro quei valori che generano fidelizzazione e che, insieme alle soft skill, favoriscono una maggiore agilità nei nuovi contesti lavorativi dominati da incertezza per il futuro e continua propensione al cambiamento”.

Le aziende intervistate hanno dichiarato di propendere per un tipo di formazione ibrido, cioè fisico e digitale, che consenta metodi di apprendimento nuovi e diversi. È dunque facile prevedere che, una volta terminata l’emergenza – dopo una prima fase caratterizzata da bisogno di fisicità, relazione e contatto umano e dunque dall’organizzazione di eventi formativi in presenza, vissuti come momento di festa e liberazione dopo mesi di distanziamento – ci si attesti sulla modalità mista, più affine e complementare con le regole della nuova normalità.

Tornando alle competenze, per il CEO di Performance Strategies imprenditori e manager devono rivedere il proprio modo di gestirle, lavorando su nuove motivazioni. “Andare avanti senza capire dove farebbe solo sprecare soldi e tempo, e nessuno adesso ha tempo e soldi da perdere”, è il suo commento. Le Risorse Umane rimangono quindi il cuore di ogni impresa, “ma se non sappiamo condurle al risultato, facendo emergere ciò che sanno fare al meglio delle loro possibilità, sarà tutto inutile”. Occorre, quindi, sviluppare “un’economia della cura”, come l’ha definita Fontana, che sappia conciliare forza e fragilità, errore con controllo, fallimento con successo, individualismo e comunità, potere con attenzione, dedizione, gentilezza.

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Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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