Nuove regole per gli smart worker

L’Europa spinge perché sia riconosciuto il diritto alla disconnessione. È allo studio del Parlamento europeo una nuova direttiva ad hoc che sarà applicabile a chiunque, dipendente pubblico o privato, utilizzi strumenti digitali. Al centro delle discussioni della Commissione Occupazione e Affari Sociali c’è la ricerca di standard comuni che assicurino protezione per i lavoratori del mondo digitale, consentendo loro di ‘staccare’ dal lavoro a distanza. Il voto in Commissione sul tema è previsto per dicembre 2020.

Anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha manifestato, nei giorni scorsi, l’intenzione di voler intervenire sullo Smart working, modificando la legge istitutiva (la Legge 81 del 2017). In particolare, l’obiettivo sarebbe rendere più cogente il diritto alla disconnessione e tutelare meglio le lavoratrici, anche in vista delle incertezze sull’avvio delle lezioni in presenza a scuola. In realtà, la legge in vigore contempla già il diritto alla disconnessione all’articolo 19 sul riposo (“L’accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro“).

Intanto, anche la Spagna sta seguendo la strada della regolamentazione. La proposta della Ministra del Lavoro Yolanda Diaz, al momento oggetto di discussione tra imprese e sindacati, prevede che sia considerato smart worker chi lavora da casa più di un giorno a settimana. La modalità di lavoro da remoto dev’essere concordata tra dipendente e datore di lavoro e quest’ultimo può comunque richiedere il rientro in ufficio. In base all’accordo finora raggiunto sul testo di legge, il monitoraggio della prestazione va garantito con modalità che non compromettano la dignità del lavoratore. È, dunque, esclusa la possibilità di ricorrere all’uso di webcam per verificare la presenza del dipendente davanti allo schermo del computer.

Nelle intenzioni del Governo spagnolo, la proposta di legge va approvata entro la fine di settembre 2020. Il nodo ancora da sciogliere è legato ai costi. Il testo attuale, contestato in questo punto dalle imprese, prevede che il datore di lavoro debba farsi carico delle spese sostenute dal dipendente per lavorare da casa.

Fonte: El Mundo

 

Smart working, lavoro agile, diritto alla disconnessione, Nunzia Catalfo


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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