Seminare e far crescere il futuro del lavoro

Quando osserviamo il mondo del lavoro e la cultura che ne ha espresso gli aspetti fondanti nel corso degli ultimi decenni, possiamo notare i valori, le convinzioni, i comportamenti caratterizzanti le organizzazioni e le persone che ne hanno fatto parte.

Se poi decidiamo di allargare lo sguardo –di cambiare punto di vista–, facendo ‘volare più in alto il nostro drone’, per assumere una posizione panoramica su un insieme onnicomprensivo ancor più ampio, che arrivi ad abbracciare ideali, convinzioni e desideri che hanno ispirato la percezione stessa del lavoro tra i membri di questa comunità sociale, e della società in generale, negli anni passati, possiamo cogliere l’essenza, la linfa vitale che ha nutrito la civiltà del lavoro da cui proveniamo. Elementi chiave come l’occupazione, la prospettiva professionale, il senso di appartenenza, la consapevolezza dell’interdipendenza, l’entusiasmo per ciò che si fa, l’impegno in ciò che si vuole realizzare, l’orientamento all’innovazione, la responsabilità, la disponibilità alla collaborazione e all’inclusione, l’intenzione di ‘avvaloramento del mondo’, sono stati fondamentali per assicurare stabilità al nostro presente e prosperità al nostro Paese.

A fronte di questa retrospettiva, è necessario cogliere l’urgenza di rispondere al cambiamento di scenario che, se in prima battuta poteva essere letto come prevalentemente ‘quantitativo’, ora è palesemente interpretabile come ‘qualitativo’.

Se la cultura del lavoro diventa un miraggio

Il lavoro è testimone di un’evoluzione senza precedenti. L’incessante mutamento tecnologico, velocissimo e spesso ‘a salti’, unito a nuovi approcci organizzativi, ha creato una ‘nuova era’ in cui è cambiato il concetto stesso di luogo di lavoro, di tempo lavorativo, di relazione in team, di benessere. Questa transizione, sebbene sia portatrice di numerosi vantaggi, presenta sfide significative che mettono in discussione la cultura tradizionale del lavoro.

Il contesto lavorativo odierno è connotato da una crescente decentralizzazione dei luoghi di lavoro. Il diffondersi del lavoro a distanza, favorito anche dalle recenti necessità di distanziamento sociale, può portare a un progressivo allontanamento tra lavoratore e azienda. La riduzione delle occasioni di contatto fisico, di interazioni spontanee, di socialità informale, può causare una sensazione di isolamento, può infragilire il senso di appartenenza, fino a determinare un calo repentino e permanente della motivazione.

Inoltre, l’inevitabile rischio di sovrapposizione, fino alla confusione, tra vita privata e lavorativa, dovuto alla mancanza di separazione fisica tra i due ambiti, può portare a un aumento dello stress e a situazioni di burnout. Queste problematiche possono incidere sulla produttività individuale e sul benessere generale dei lavoratori, mettendo a repentaglio la cultura del lavoro.

Una scelta di campo. La tecnica al servizio della persona

Its Rizzoli e gli altri Istituti tecnici superiori nascono proprio con l’obiettivo di rispondere in modo concreto alle esigenze del mondo del lavoro e dei giovani che intendono diventarne parte attiva, interpretando il cambiamento alla luce dei valori che qualificano la nostra cultura del lavoro.

Per realizzare questo obiettivo è indispensabile tornare su alcuni presupposti alla base del modo di intendere il lavoro e la formazione professionale.

Una dimensione fondamentale della vita

In primo luogo, è essenziale considerare il lavoro come dimensione fondamentale della vita umana, che coinvolge l’identità, la realizzazione personale e la partecipazione alla società. Gli Its intendono contribuire a generare un’esperienza lavorativa positiva e integrata per i giovani, in cui la componente esistenziale e quella professionale non divergono, ma si completano reciprocamente, ricomponendo una visione dicotomica di ‘persona che vive’ e ‘persona che lavora’. Gli Its, pertanto, mirano a preparare i giovani non solo a svolgere un mestiere, ma a vivere il lavoro come un’opportunità di crescita personale e professionale, di contributo alla società e di realizzazione dei propri sogni. In questo senso, gli Its possono diventare un importante strumento per lo sviluppo di una cultura del lavoro positiva, armonica e motivante.

Il valore di una formazione tecnica e non solo tecnicistica

In secondo luogo, è indispensabile porsi domande sulle ‘etichette’ che definiscono il nostro modo di intendere la formazione che, da un lato, ci permettono di dare nomi a ciò che facciamo, ma dall’altro, pongono confini che talvolta è importante tracciare in modo nuovo e inedito. Visitando il sito del Miur si legge: “Gli Its sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica che permettono di conseguire il diploma di tecnico superiore. Rappresentano un’opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali: l’obiettivo è sostenere gli interventi destinati ai settori produttivi, con particolare riferimento ai fabbisogni di innovazione e di trasferimento tecnologico delle Piccole e medie imprese. Rappresentano il segmento di formazione terziaria professionalizzante non universitaria che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione”.

Tale definizione ci interroga sull’attualità di un modello di scuola che contrappone la formazione ‘tecnica’ a quella ‘umanistica’. L’immagine tradizionale della formazione tecnica, spesso identificata come un percorso ‘meccanico’, poco creativo, talora spersonalizzante e prevalentemente focalizzato su competenze esclusivamente pratiche, non regge più il confronto con la realtà. Nella società contemporanea, caratterizzata da una complessità crescente e dall’interconnessione di saperi diversi, la formazione tecnica e quella umanistica si presentano integrate, come ‘formazione umana’ a tutti gli effetti.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Luglio-Agosto 2023 di Persone&Conoscenze.
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formazione, cultura del lavoro, innovazione, its, nuove generazioni


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Mauro De Martini

Consulente e formatore, gestione risorse umane e comportamenti organizzativi. È inoltre autore del libro Note di formazione (Edizioni ESTE, 2021).


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