Lavorare meno con lo stesso stipendio (a spese dell’Ue)

Parte della maggioranza propone di usare i fondi del programma Sure per rimodulare l’orario di lavoro.

Meno ore in ufficio (o in fabbrica) allo stesso salario. Con la crisi innescata dal Covid-19, in Italia si è tornati a parlare della possibilità di ridurre l’orario di lavoro per consentire a tutti (o comunque a più persone rispetto a oggi) di avere un’occupazione in un periodo di grande incertezza. Questo senza ridurre lo stipendio dei lavoratori. Una proposta non nuova, visto che di recente la Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, aveva proposto una rimodulazione dell’orario a parità di salario, con la possibilità di convertire parte delle ore ridotte in percorsi formativi. Ora, però, c’è una novità: a farsi carico economicamente di questa misura sarebbe l’Unione europea attraverso i fondi del programma Support mitigating Unemployment Risks in Emergency (Sure).

All’Italia è destinata la quota più alta (27,4 miliardi di euro) del programma europeo di supporto agli Stati membri per aiutare a proteggere i posti di lavoro. La proposta di utilizzare questi fondi secondo il principio ‘lavorare meno, lavorare tutti’ è arrivata da alcuni esponenti della maggioranza e potrebbe finire nel pacchetto del piano di rilancio che deve affiancare la prossima finanziaria.

In sostanza, l’impresa chiederebbe aiuto al Governo per ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti, risparmiando e contestualmente assumendo nuove figure. I lavoratori manterrebbero la busta paga invariata grazie al rimborso proveniente da Bruxelles, dedicando il tempo ‘riguadagnato’ ad altre attività come la formazione o la cura dei propri familiari.

Inoltre, si punta ad associare questo strumento alla decontribuzione sulle nuove assunzioni. Una misura che ricorda il principio del Contratto di espansione (finora mai decollato in Italia) che prevedeva un turnover generazionale attraverso uno scivolo pensionistico per i lavoratori più anziani e la contestuale assunzione di giovani profili professionali innovativi.

Si moltiplicano le voci favorevoli in Europa

Della possibilità di ridurre l’orario di lavoro mantenendo lo stesso stipendio si discute da tempo anche in altri Paesi europei. In Germania il Ministro del Lavoro, Hubertus Heil, ha proposto una settimana lavorativa di quattro giorni. In Finlandia, la Premier Sanna Marin ha rilanciato il taglio da otto a sei ore lavorative a parità di salario per aumentare la produttività. Una visione rilanciata anche dal fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, che spesso sul suo blog ha citato queste iniziative.

In attesa di vedere se la soluzione sarà davvero applicabile, la Cgil ha accolto positivamente la proposta: “Solidarietà espansiva e riduzione dell’orario per noi vanno nella giusta direzione. Insieme alla riforma degli ammortizzatori sono le leve per sostenere questa fase di trasformazione”, ha dichiarato Tania Scacchetti, Segretaria confederale con delega al mercato del lavoro.

Proprio la Cgil, in precedenza, aveva coniato la formula ‘4 x 8 a scorrimento’, proponendo quattro giorni lavorativi non fissi a settimana da otto ore al giorno ciascuno, a salario invariato. Si lavorerebbe a turno anche nei fine settimana, in modo da portare al 100% il tempo di utilizzo degli impianti. Il sistema punterebbe ad aumentare la produttività e a inserire nuovi margini di flessibilità nell’organizzazione del lavoro.

In merito alla precedente proposta della Ministra del Lavoro, per mantenere intatta la busta paga, Catalfo pensava all’istituzione di un fondo ad hoc presso il Ministero, con una dotazione in grado di coprire le ore spese in formazione. Ora, se a occuparsi della copertura economica fosse davvero l’Ue invece dello Stato italiano, è probabile che si moltiplichino le voci a favore di questa misura.

lavoro, Unione europea, riduzione orario di lavoro, Programma Sure


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Gabriele Perrone

Gabriele Perrone, giornalista professionista con oltre 10 anni di esperienza, è redattore della casa editrice ESTE. Nel corso della sua carriera ha lavorato per importanti gruppi editoriali, dove ha maturato competenze sia in ambito redazionale sia nelle pubbliche relazioni. Negli anni si è occupato di economia, politica internazionale, innovazione tecnologica, management e cultura d'impresa su riviste cartacee e giornali online. Ha presentato eventi e ha moderato tavole rotonde con protagonisti manager di aziende di fronte a professionisti di vari settori in location di alto livello. Tra le sue esperienze lavorative precedenti, ci sono quelle al quotidiano online Lettera43.it e in LC Publishing Group, oltre a numerose collaborazioni con testate italiane e straniere, da Pambianco all'Independent. Laureato in Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Milano, ha conseguito un postgraduate diploma alla London School of Journalism.

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