Piemonte, la produzione fatica e il digitale resta lontano

Appena il 5% delle imprese eccelle in digital attitude e internazionalizzazione.

L’impatto dell’emergenza covid si è mostrato con tutta la sua forza sulle imprese piemontesi. Secondo l’ultima indagine congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Piemonte, nel secondo trimestre del 2020 la regione ha registrato una flessione a doppia cifra per produzione, fatturato e ordinativi. Tra aprile e giugno 2020 il calo produttivo è quasi triplicato rispetto a quello del primo trimestre dell’anno, passando da -5,7% a -15,3%.

Qual è la ricetta delle imprese piemontesi per rilanciare il Manufacturing? A raccontarlo sono le stesse aziende: il 1 ottobre 2020 FabbricaFuturo, il progetto multicanale della casa editrice ESTE di cui Parole di Management è Media Partner, fa tappa – virtualmente – in Piemonte. Dopo aver ascoltato le voci delle aziende di LeccoBologna, Brescia, Venezia e Marche, tutte raccolte nella sezione “Fabbrica e Futuro?” di Parole di Management, tocca ora alle imprese piemontesi condividere la loro esperienza nell’era del post Covid. Tra i partecipanti anche il Presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, che sui canali di ESTE ha svelato la strategia di rilancio delle imprese del territorio.

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Per comprendere i trend macroeconomici del territorio, Parole di Management si è affidata, come già accaduto in occasione delle tappe di BolognaBrescia, Venezia e Marche ai dati elaborati da Cribis, società del Gruppo Crif e parte del Dun & Bradstreet Worldwide Network, l’alleanza tra fornitori locali di business information.

Secondo l’analisi della società specializzata in informazioni commerciali su aziende italiane ed estere, nella regione sono 381.578 le imprese attive. La parte del leone la fa Torino, che da sola raccoglie più della metà (50,9%) delle realtà produttive di tutto il territorio regionale con 194.099 imprese. Seguono Cuneo (61.486), Alessandria (36.998) e Novara (26.846), mentre restano più staccate Asti, Biella, Vercelli e la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, che si fermano vicino o al di sotto della soglia delle 20mila imprese.

Solo 20mila aziende ad alta vocazione digitale

Anche per questa tappa, due sono gli aspetti esaminati con più attenzione: la digital attitude e l’internazionalizzazione. L’analisi di Cribis individua il numero di imprese piemontesi, provincia per provincia, che ottengono ottimi punteggi in entrambi gli ambiti. L’attitudine digitale misura gli investimenti in Digital marketing e per la Digital transformation, ma anche la copertura della banda larga nel Comune in cui ha sede l’azienda e l’utilizzo del canale Internet per il business, sia sotto forma di sito web – purché strutturato, efficace e aggiornato – sia sul fronte dell’attività di ecommerce.

In ambito digitale, poco più di 20mila aziende piemontesi riescono a raggiungere l’eccellenza. Nella regione appena il 5,7% delle imprese può vantare un’ottima digital attitude: sulle quasi 400mila imprese attive, soltanto 20.402 soddisfano i requisiti per ottenere lo score più alto. La metà (10.686) ha sede a Torino, dove rappresentano il 6% di tutte le imprese della provincia.

Medaglia d’argento per Cuneo, con 3.282 imprese innovative, il 5,7% quelle della provincia. Si fermano attorno al 6% le realtà più orientate al mondo del digitale nelle province di Novara, Biella e Verbano-Cusio-Ossola, mentre si scende al 4% ad Alessandria, Asti e Vercelli.

Torino la più internazionale, Verbano-Cusio-Ossola puntuale nei pagamenti

Poco più bassi i dati sul fronte internazionalizzazione. In tutta la Regione a ottenere ottimi posizionamenti a livello di apertura all’estero è il 5% delle imprese, pari a 17.757 realtà produttive. L’analisi di Cribis tiene conto, in questo caso, di differenti fonti informative, dalle Camere di Commercio a certificazioni e bandi del Mise, dall’appartenenza a un gruppo societario ai rapporti con la Pubblica amministrazione, passando anche per l’uso di social network ed ecommerce rivolti a clienti stranieri.

Capofila resta sempre Torino, sede di quasi la metà delle organizzazioni con i punteggi più alti: 8.714 aziende torinesi interagiscono con il mercato estero, vendendo i propri prodotti, acquistando da fornitori, trovando fonti di finanziamento o stringendo alleanze con partner stranieri. Appena il 4,9% di tutte le aziende della provincia.

Seguono, in ordine di grandezza, Cuneo (2.506), Alessandria (1.773), Novara (1.679) e Biella (1.045). Quest’ultima fa meglio di tutte le altre provincie in termini percentuali: nel biellese le aziende forti sul fronte estero sono il 7,7% di tutte le attività della provincia. Per realtà produttive votate all’internazionalizzazione, ferme sotto quota mille le province di Asti, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola.

Quanto alle abitudini di pagamento, le imprese piemontesi sono allineate alla media nazionale. Il 35% salda le fatture alla scadenza, dato conforme a quello nazionale (34,9%), ma più basso della media registrata tra le imprese del Nord Ovest, pari al 40%. In Piemonte il 56,6% delle organizzazioni paga entro 30 giorni dal termine e appena l’8,3% supera il mese di attesa. Le province più virtuose sono quelle di Verbano-Cusio-Ossola e Biella, con rispettivamente il 44,2% e il 43,7% di aziende puntuali alla scadenza. La più ritardataria è Torino: solo il 31,7% paga alla scadenza, il 59% dopo 30 giorni e il 9,35 supera anche questo termine.

 

FabbricaFuturo, manufacturing, internazionalizzazione, digital attitude, Piemonte


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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